Curare la depressione grazie alla psicoterapia e alla Mindfulness

Indice: Curare la depressione grazie alla psicoterapia e alla Mindfulness

“Entro il 2030 la depressione potrebbe essere la malattia più diffusa”

OMS (Organizzazione mondiale della sanità)

La depressione patologica è uno stato psichico caratterizzato da deflessione dell’umore, perdita di interesse per tutto ciò che dava piacere e rendeva la vita degna di essere vissuta che si protrae nel tempo e invalida la vita quotidiana, rendendo difficoltoso fino a impossibile lo svolgimento delle normali routine personali, lavorative e relazionali. Chi è affetto da depressione patologica è incapace di provare gioia e piacere e spesso ha una bassa autostima.

La depressione patologica non è da confondersi con la depressione fisiologica reattiva ad un lutto: nella prima prevalgono umore depresso e incapacità di provare felicità o piacere in maniera persistente, accompagnate da autocritica e pessimismo, mentre nella seconda prevalgono sentimenti di vuoto e disperazione connessi alla perdita, che tendono gradualmente a diminuire di intensità nel corso del tempo.

Tuttavia perdite relazionali ed eventi di vita negativi possono favorire l’esordio della depressione patologica.

I principali sintomi della depressione sono:

  • umore depresso e sentimenti di tristezza pervasivi l’intera giornata
  • marcata diminuzione di interesse per tutte o quasi le attività
  • significativa perdita di peso o aumento di peso in seguito ad alterazioni dell’appetito e non a diete
  • Insonnia o ipersonnia
  • agitazione o rallentamento psicomotori
  • faticabilità o mancanza di energie
  • sentimenti di autosvalutazione o colpa eccessivi
  • ridotta capacità di pensare/ concentrarsi/prendere decisioni
  • Pensieri ricorrenti di morte ; ideazione suicidaria

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La persona depressa prova rabbia nei confronti di se stessa

La sua eziologia è bio-psico-sociale : i fattori che concorrono al suo esordio sono biologici e quindi genetici; psicologici, e quindi relativi a pensieri ed emozioni; sociali, ovvero derivanti dalle relazioni in cui l’individuo è immerso.

La depressione dal punto di vista biologico

La depressione a livello biologico si caratterizza per delle alterazioni a livello neurotrasmettitoriale, ormonale e nel sistema immunitario.

In particolare alterazioni a livello dei neurotrasmettitori che regolano il tono dell’umore, quali noradrenalina serotonina e dopamina hanno un ruolo nel favorire il tono umorale depresso e a livello comportamentale inciderebbero sulle modifiche  dell’appetito, del sonno, delle funzioni cognitive e sulla capacità di provare piacere e interesse della persona depressa.

Tali alterazioni possono essere dovute a fattori costituzionali, ambientali o a stress prolungati.

A proposito dei fattori costituzionali, i familiari di primo grado di individui con depressione maggiore hanno una predisposizione a sviluppare il disturbo da due a quattro volte maggiore rispetto alla popolazione generale.

La depressione dal punto di vista relazionale

Eventi avversi di vita, come lutti, separazioni, conflitti interpersonali e familiari, malattie, possono costituire fattori precipitanti episodi depressivi, soprattutto a fronte della presenza di fattori di rischio per lo sviluppo della stessa, come ad esempio l’assenza di una rete sociale di sostegno, assenza di fiducia nelle proprie risorse, predisposizione costituzionale, ma anche un modo errato di porsi nei confronti della sofferenza.

La persona depressa tende a isolarsi socialmente, a fronte dell’assenza di motivazione a stare con gli altri e della bassa autostima che la portano a percepirsi inferiore, incapace, senza valore.

La depressione dal punto di vista psicologico

La depressione dal punto di vista emotivo è caratterizzata da tristezza, sentimenti di non valere nulla e che nulla abbia valore.

La persona depressa sperimenta sensi di colpa, rabbia, sentimenti di impotenza.

Dal punto di vista cognitivo la persona depressa ha pensieri negativi su di sé, sul mondo e sul futuro, nei confronti del quale ha perso ogni speranza.

Una bassa autostima, una mancata consapevolezza delle proprie risorse, una non adeguata capacità di coping, cioè di fronteggiare le avversità, uno stile attribuzionale esterno – per il quale la persona non si attribuisce potere di cambiare il corso della sua vita e un cattivo rapporto con la sofferenza caratterizzano la persona depressa.

La rinuncia è il meccanismo comportamentale della depressione: in particolare la persona depressa rinuncia- sulla base di cognizioni ed emozioni ad esse coerenti – ad agire, a cambiare le cose in maniera attiva, in favore di una passività che la porta a sentirsi vittima e crogiolarsi nella disperazione.

Curare la depressione con la psicoterapia cognitivo comportamentale

Il modo migliore per permettere alla persona di prendere consapevolezza di se stessa e delle proprie risorse è aiutarla a sviluppare la capacità di auto-osservazione.

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La psicoterapia cognitivo comportamentale permette alla persona di prendere consapevolezza di pensieri irrealistici e distorti circa se stessa e la sua modalità di interpretare gli eventi, e l’aiuta a sostituirli con altri pensieri realistici.  Questo processo di ristrutturazione cognitiva porta gradualmente a sperimentare emozioni differenti, a migliorare la percezione di autoefficacia, l’autostima e la fiducia in se stessi. Dal punto di vista comportamentale, la persona impara ad agire anziché rinunciare, perché impara a utilizzare il proprio potere che consiste nella possibilità di cambiare il modo di porsi nei confronti di ciò che accade, sviluppando la resilienza.

In certi casi può essere necessaria una terapia farmacologica complementare, di competenza psichiatrica.

Curare la depressione con la Mindfulness

Spesso un evento di vita negativo può concorrere all’esordio depressivo patologico.

Un fattore che gioca un ruolo decisivo a questo proposito è l’incapacità di accettare il dolore come parte della vita e di integrarlo nella propria esperienza.

La pratica della Mindfulness (per approfondire clicca qui La Mindfulness) è volta a ridurre ed eliminare la sofferenza legata a una scorretta comprensione della realtà, sulla base dei seguenti principi:

1. La sofferenza fa parte della natura e dell’esistenza umana

2. L’origine della sofferenza è l’attaccamento, l’avversione, la visione errata

3. La cessazione della sofferenza è possibile .

Nel prossimo paragrafo ti spiego come è possibile affrontare e ridurre la sofferenza grazie alla mindfulness.

Curare la depressione cambiando rapporto con la sofferenza: la teoria della doppia freccia

“Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, la pazienza di  accettare quelle che non posso cambiare, e soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere.”

Thomas More

Jon Kabat Zinn, padre della Mindfulness, nata per trattare persone che soffrivano di dolore cronico,  spiega attraverso la teoria della doppia freccia che il dolore che l’uomo percepisce (prima freccia) è amplificato, in quanto alla percezione del dolore si aggiunge la sofferenza derivante dalla repulsione dell’uomo nei confronti del dolore stesso (seconda freccia).

Nei confronti della prima freccia, l’evento causa di dolore non è possibile fare nulla; il nostro potere di azione è nei confronti della seconda freccia, ovvero a livello della modalità di porci nei confronti dell’evento causa di sofferenza (prima freccia). Imparando ad accettarlo, anziché rifiutarlo- ad esempio attraverso comportamenti che mirano a silenziare le emozioni, come l’utilizzo di sostanze –  e ad accettare quindi la sofferenza come parte della vita, possiamo superarlo.

Attraverso questa teoria Jon Kabat-Zinn vuole spiegare che il dolore viene percepito in maniera tanto più intensa quanto più intensa è la propria incapacità di accettarlo come parte della propria esperienza di vita. In questo caso il dolore viene percepito con intensità doppia, come se fosse causato da due frecce anziché da una sola.

È infatti solo nel momento in cui si accetta il dolore come parte della vita, e quindi lo si vive, esprimendo appieno le emozioni ad esso connesse,  che lo si può superare.

Tutte le emozioni sono fisiologiche. Hanno un inizio, un picco e una fine. Saperle ascoltare, farle fluire e lasciarle andare in maniera naturale ci permette di vivere in armonia con noi stessi e di continuare a vivere.

Laura Volontieri Psicologa Psicoterapeuta, Mindfulness educator IPHM

Bibliografia

F.Sinibaldi, Tecniche e strumenti di terapia cognitiva, Dialogos Edizioni, 2009

Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Cortina Raffaello, 2014

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