Il periodo del post-partum rappresenta per la donna uno dei più intensi della sua vita per la moltitudine dei cambiamenti che deve affrontare e rielaborare.
La neo mamma si trova infatti dall’oggi al domani tra le braccia un nuovo essere da accudire, totalmente dipendente da lei, di cui deve imparare a comprendere il linguaggio per poterne intercettare e soddisfare i bisogni.
Il tutto in un momento in cui lei stessa è fragile e bisognosa di accudimento, e si trova ad avere a che fare, a livello fisico, con la ripresa dalla gravidanza e dal parto, e a livello psico-sociale con la rapida ristrutturazione della sua identità e delle relazioni in cui è immersa.
I molteplici compiti nei quali è impegnata possono costituire un carico psico-fisico elevato e non sostenibile, se la donna non percepisce di disporre di risorse adeguate per farvi fronte, in termini di competenze e fiducia in se stessa da un lato, e di supporto relazionale, emotivo e pratico dall’altro.
In un contesto di questo tipo, unitamente alla presenza di specifici fattori di rischio relazionali, socio economici, e psicologici, i disturbi psicologici come la depressione post partum possono trovare terreno fertile per manifestarsi.
Depressione post partum e baby blues
I giorni immediatamente successivi al parto sono caratterizzati da una deflessione dell’umore dovuta al fisiologico calo ormonale. Questo periodo, chiamato “baby blues” si risolve spontaneamente nell’arco di una decina di giorni, a differenza della depressione post partum che è invece un quadro clinico più duraturo.
I sintomi della depressione post partum sono generalmente anedonia, astenia, sentimenti di colpa e di inutilità, bassa autostima, impotenza; nei casi più gravi vi sono pensieri ricorrenti di morte e/o progettualità di suicidio che possono portare ad agiti.
La donna depressa ha la percezione di essere incapace di prendersi cura del proprio figlio e prova sentimenti ambivalenti o negativi verso il figlio; si percepisce isolata dal contesto familiare.
La depressione post partum ha delle ricadute importanti a livello della salute psico-fisica della diade mamma bambino, della coppia e della famiglia anche nei casi meno gravi.
La depressione post partum: la prevenzione è la miglior cura

La prevenzione è la più efficace forma di cura della depressione post partum: spesso infatti la donna che soffre di depressione fatica a chiedere aiuto.
Le donne hanno paura del giudizio e dello “stigma sociale della sofferenza perinatale” per il quale la sofferenza di una donna che è diventata madre non viene facilmente legittimata.
La nostra società veicola infatti una concezione idilliaca della maternità che non lascia spazio alla sofferenza: le immagini pubblicitarie che ritraggono madri raggianti che stringono a sè bimbi paffuti e sorridenti ne sono la dimostrazione.
Prevenire la depressione post partum: i fattori protettivi sono personali e sociali
Secondo la letteratura scientifica sul tema i fattori protettivi dal rischio di depressione post partum sono:
- la capacità di chiedere e procurarsi il supporto sociale;
- la percezione di autoefficacia, ovvero la percezione delle propria capacità di accudire il proprio figlio;
- la capacità di coping ovvero di far fronte alle richieste del dopo parto
- la capacità di adattamento e di accettazione della realtà.
Questi fattori lungi dall’essere innati, possono essere sviluppati consapevolmente già durante la gravidanza.
Prevenire la depressione post partum in gravidanza (ovvero prepara il tuo zainetto delle sicurezze emotive insieme alla valigia del parto!)

Fin dalla gravidanza puoi lavorare per il tuo benessere e quello del tuo bimbo seguendo questi semplici ma fondamentali step che andranno a costituire le tue sicurezze:
- Informati: ciò che conosci ti fa meno paura . Via libera a letture sul tema e alla partecipazione al corso di accompagnamento alla nascita
- Creati un adeguato supporto sociale e professionale Frequenta il corso pre-parto, agganciati ai servizi materno infantili della tua zona (consultori famigliari), in modo da conoscere altre mamme e i professionisti dell’ambito materno infantile che potrebbero tornarti utili. Puoi attivamente prendere contatti con le figure che pensi potranno essere una risorsa nel tuo percorso, come la psicologa perinatale, la consulente sull’allattamento, la consulente babywearing, o un’ostetrica. Potersi affidare ad una figura di riferimento che ti possa accompagnare prima e dopo il parto potrebbe rivelarsi una risorsa preziosa.
- Dedicati al tuo benessere psicologico: ascolta e condividi i tuoi pensieri e le tue emozioni La gravidanza è un periodo di vulnerabilità emotiva: impara a dar voce alle tue emozioni, condividendole con il tuo partner o con chi pensi possa supportarti. Un gruppo di future mamme come te costituisce un’ottima occasione di condivisione e di supporto alla pari. Se il tuo benessere è minacciato da paure e vissuti emotivi intensi e pervasivi la tua quotidianità, puoi richiedere un consulto psicologico specifico. Uno psicologo esperto in psicologia perinatale, come me, può supportarti in questa delicata fase di vita e aiutarti ad affrontare paure che possono diventare paralizzanti e toglierti la serenità nell’affrontare l’esperienza del divenire madre (clicca qui: Laura Volontieri psicologa perinatale Legnano)
- L’unione fa la forza: impara il valore del lavoro di squadra: alleati fin da ora col tuo partner, parlando di ciò che vi aspetta non solo da un punto di vista psicologico ma anche pratico; iniziate ad affrontare i temi che riguarderanno la gestione e l’accudimento del vostro bambino.
- Organizza il supporto pratico di cui potresti avere bisogno, sia nel post partum che quando rientrerai al lavoro. Ad esempio, se sai di non poter contare su pranzi pronti al domicilio, puoi prepararti delle mono-porzioni da surgelare e scongelare all’occorrenza. Potresti aver bisogno di supporto nell’accudimento del tuo bambino, e se non hai la possibilità di trovarlo nell’ambito famigliare, potresti valutare l’inserimento al nido, oppure un aiuto esterno di una baby-sitter oppure di una doula, che può fornirti un aiuto pratico nella gestione delle tue esigenze.
- Contatta una consulente babywearing (clicca qui: Laura Volontieri Consulente babywearing Legnano) , che possa insegnarti a portare in fascia, prima il pancione, e poi il tuo bimbo.
Prevenire la depressione post partum grazie al babywearing
Due sono i bisogni fondamentali dei neonati: contatto e nutrimento.
L’allattamento al seno li soddisfa entrambe.
Per tutto il resto, c’è il babywearing!
Torna all’elenco dei fattori protettivi della depressione post partum.Tre su quattro di questi fattori, la percezione della propria autoefficacia, lo sviluppo della capacità di adattamento e di coping li favorisce la pratica del babywearing.
La nostra è una società bambino-centrica. Quando nasce un bambino la nostra vita si ferma per accudirlo.
Ci sono paesi del mondo, come in Africa, in cui quando nasce un bambino la donna continua a fare la sua vita, a lavorare, e il suo bambino è li con lei, legato sulla sua schiena con una stoffa colorata. Piange? No. Spesso dorme. Perché è sereno e sicuro, attaccato alla sua mamma. E se ha fame, verrà allattato al seno, sempre in questa stoffa che lascia le braccia della madre libere di fare e di procedere nella sua vita.
Questo è il babywearing, un metodo di accudimento amico della mamma, perché le permette di prendersi cura di sé mentre accudisce il suo bimbo.La mamma che pratica babywearing può infatti dedicarsi a se stessa e ad altro: col proprio bambino addosso può mangiare, truccarsi, leggere, svolgere le faccende domestiche ed extradomestiche, passeggiare in riva al mare, portare a spasso il cane..
Il babywearing è cura di sé e del proprio bambino, allo stesso tempo. È un potente antidepressivo per motivi non solo pratici, ma anche e soprattutto psicologici ed ormonali, in quanto:
- favorisce lo sviluppo della relazione di attaccamento e dell’empatia perchè parla attraverso il linguaggio dei neonati, che è quello del contatto;
- favorisce lo sviluppo della fiducia in se stesse come madri, in quanto permette di calmare e addormentare facilmente il proprio bimbo
- riduce l’ormone dello stress, il cortisolo, che viene rilasciato durante il pianto da madre e bambino. Un bambino portato piange meno perché è vicino alla sua fonte di sopravvivenza.
- Favorisce il rilascio degli ormoni antidepressivi di ossitocina e serotonina che favoriscono la produzione di latte materno, ed è terapeutico per le donne che non sono riuscite ad allattare.

Prevenire la depressione post-partum dopo la nascita
Ci siamo! Il tuo bimbo è nato e inizia la tua avventura.
Crescere un bambino è un lavoro , meraviglioso e faticoso al contempo. Richiede la capacità di decentrarsi, di pronto intervento e problem solving, la capacità di prendere decisioni, il multitasking…e il tutto senza poterlo apprendere prima…perché anche se ti ho consigliato di leggere libri, so bene che il lavoro di mamma lo si impara solo strada facendo!
Quindi …ecco cosa puoi imparare a fare:
- Metti a tacere il tuo giudice interiore sviluppando un atteggiamento amorevole nei confronti di te stessa perchè stai imparando a conoscere tuo figlio proprio come lui sta imparando a conoscere te.
- Colma il gap reale-ideale: la maternità non è come te la eri immaginata? Ok. Questa è la realtà, la tua realtà, e la cosa più saggia e funzionale che tu possa fare è accettarla e “imparare a surfarne le onde”.
- Abbandona il perfezionismo: la maternità è un lavoro impegnativo che mette in secondo piano tutti gli altri: proprio per questo motivo se sei una lavoratrice hai diritto ad un periodo di maternità ; se allatti hai diritto a delle ore retribuite…quindi concentrati sul tuo bimbo, e abbandona il perfezionismo che ti porta a volere al contempo una casa pulita, il bucato stirato…i letti sfatti possono aspettare, i bisogni del tuo bimbo no!
- Riposati quando il tuo bimbo dorme: l’assenza di sonno è causa nervosismo e mancanza di lucidità
- Contestualizza la fatica: ogni cosa ha una fine; il tuo bambino prima o poi smetterà di piangere, prima o poi si addormenterà , e crescerà. Quindi sii consapevole che questo periodo è una fase, finirà, e quindi goditelo!! Potresti rimpiangerlo quando i tuoi figli saranno ormai grandi.
- Ribalta la prospettiva: anziché concentrarti sulle fatiche dell’essere madre, prendile come un’occasione per imparare e migliorare le tue competenze. La maternità costituisce infatti una vera e propria palestra di apprendimento di abilità trasversali che possono arricchire le tue competenze anche lavorative o darti nuovi spunti professionali! (per esempio io mi sono specializzata in Psicologia Perinatale e sono diventata consulente babywearing dopo essere diventata mamma!!)
- Relazionati con le altre mamme e con i servizi materno infantili del tuo territorio: questo ti permette di condividere e alleggerire le tue fatiche e di trascorrere del tempo piacevole fuori casa con chi ha molto in comune con te. Tieniti agganciata ad un servizio materno infantile come il consultorio famigliare, che possa seguirti con continuità attraverso gli spazi per le mamme, i corsi materno- infantili, che possa rassicurarti e aiutarti a socializzare.
- Coinvolgi il tuo partner nella cura del bambino, cercate da subito di essere intercambiabili, dove possibile, nella cura di vostro figlio. In questo modo tu potrai riposare e lui imparare a relazionarsi con lui.
- fidati del tuo bambino e del tuo sentire di mamma: anzichè voler imporre routine al tuo bimbo, fatti guidare dai suoi bisogni fisiologici di contatto e vicinanza: il tuo bimbo è appena nato, ma è competente, sa ciò di cui ha bisogno; e ricorda, non esistono vizi ,ma solo bisogni!!!
Ritagliati del tempo per te: chi fa da se NON fa per tre!
“Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”
Proverbio africano
Soprattutto se pratichi il babywearing, potresti sentirti una super –eroina in grado di badare a tuo figlio, alla casa e a tutto il resto.
Fermati: sei una mamma, non una wonder-woman!
Annullarsi nel nome della maternità non farà di te una madre e una donna migliore, ma senz’altro più stanca e frustrata.
Imparare a ricaricarsi è fondamentale.
Quindi impara a delegare e a prenderti i tuoi spazi se ne senti il bisogno anche senza il tuo bambino: tutto ciò non farà di te una cattiva madre, ma una madre che prendendosi cura del proprio benessere sarà più serena nel prendersi cura del benessere di suo figlio.
Ti ricordi gli step da seguire in gravidanza? Ora più che mai ti possono tornare utili. Organizzazione e lavoro di squadra sono la parola chiave : mobilita la tua rete sociale di salvataggio e non esitare a concederti una pausa se ne senti il bisogno.
Per concludere, ricorda che la prevenzione è la migliore cura della depressione . La gravidanza è il momento migliore per dedicarsi al proprio benessere e pensare al proprio futuro da mamma. Inoltre, a fronte dell’emergere di problematiche e malesseri psicologici inerenti il divenire madre, è il periodo migliore per prendere contatto con un professionista della salute mentale in gravidanza (clicca qui:Benessere Mamma) e salvaguardare la propria salute e quella del proprio figlio.
Dott.ssa Laura Volontieri Psicologa esperta in Psicologia Perinatale, Psicoterapeuta e Consulente Babywearing