Quando mente e corpo sono in conflitto tra loro
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono i disturbi psicosomatici più gravi che si conoscono in quanto mettono a rischio la salute della persona che ne è afflitta e nei casi più gravi la sopravvivenza. In chi soffre di disturbi del comportamento alimentare corpo e mente sono in conflitto tra loro: il corpo ha bisogno di nutrimento, ma la mente glielo nega manipolando la sua soddisfazione in maniera non fisiologica. Il corpo è dunque tanto coinvolto e compromesso quanto la psiche, in un circolo vizioso degenerativo per entrambe le parti in causa.
I disturbi del comportamento alimentare sono disturbi del vissuto corporeo
Più che disturbi del comportamento alimentare andrebbero definiti come disturbi del vissuto corporeo, in quanto sono caratterizzati da una percezione alterata della propria immagine corporea.
Sono disturbi psichiatrici che spesso presentano una comorbidità con altri disturbi psichiatrici, psicopatologici e –o della personalità.
Anoressia (condotta alimentare restrittiva-digiuno), bulimia (abbuffate cui fanno o meno seguito condotte compensatorie), vigoressia (ossessione per la palestra), ortoressia(ossessione per il cibo sano), binge eating disorder(disordine da abbuffate) sono i differenti disturbi della condotta alimentare, che spesso esordiscono in adolescenza o preadolescenza- ma anche in età adulta – e tendono a cronicizzare nel tempo se non adeguatamente trattati.

Pur nella loro differenza, che risiede a livello della struttura di personalità in cui si sviluppano, a livello della loro espressione comportamentale e a livello della capacità di autoregolazione degli impulsi che li caratterizza, è possibile rintracciare delle caratteristiche comuni.
I disturbi del comportamento alimentare: le caratteristiche
L’incipit dei disturbi del comportamento alimentare risiede nella sfera cognitiva, imprescindibilmente connessa a quella emotivo-relazionale. La persona che ne soffre sfoga nel corpo, guidata da un pensiero ossessivo/delirante di controllo dell’istinto di fame che disregola il proprio equilibrio metabolico e alimentare, un profondo malessere psicologico che non trova canali alternativi di espressione.
In particolare i disturbi del comportamento alimentare sono caratterizzati:
-A livello cognitivo: da cognizioni errate e disfunzionali circa la nutrizione e il proprio corpo; dalla presenza di pensieri ossessivi-psicotici che non trovano una coerenza con la realtà; dalla convinzione di valere sulla base del proprio aspetto fisico e condotta alimentare
-A livello psico- emotivo: da una scarsissima autostima; dall’alessitimia (una incapacità a dar voce alle emozioni, che vengono quindi somatizzate e “urlate” attraverso il corpo, che altro non è che un modo per richiamare l’attenzione dell’altro su di sé);dall’ incapacità di autoregolazione derivante da un cattivo rapporto con i propri bisogni
-A livello comportamentale: dalla manipolazione artificiosa e ripetuta del bisogno di alimentarsi che si cronicizza nel tempo
-A livello sociale: da tendenza al ripiegamento su di sé e all’evitamento di tutte quelle situazioni in cui la persona teme di non poter mettere in atto il controllo alimentare
Nelle patologie del comportamento alimentare il cibo perde la sua valenza nutritiva e diviene strumentale al manifestarsi della sofferenza, venendo completamente investito di significati emotivi e relazionali .
I disturbi del comportamento alimentare: il cibo come simbolo affettivo ed emotivo
Il cibo è l’oggetto del nutrimento, ma più che mai il cibo è collegato con l’emotivo e il relazionale, infatti:
- è attraverso il nutrimento che si costruisce la relazione di attaccamento col neonato;
- è cucinando e condividendo il cibo con le persone significative che si esprime cura e amore;
- è attraverso la condivisione del cibo che si celebrano eventi relazionali ed emotivi soggettivamente importanti.
Ma è nel momento in cui il cibo viene investito esclusivamente del significato emotivo che nasce la patologia alimentare.
È necessario recuperare dunque un rapporto sano col cibo quale oggetto di nutrimento in primis, disinvestendolo della funzione patologica di veicolo del malessere , che necessita irrimediabilmente di alternative più funzionali di espressione.
La Mindfulness – in particolare quella branca che si occupa specificamente di alimentazione – la mindful eating(leggi il mio articolo Mindfulness e cura del corpo)- è uno strumento che utilizzo in sinergia alla psicoterapia per la cura dei disturbi comportamentali in quanto favorisce lo sviluppo di un buon rapporto con se stessi, sulla base dello sviluppo della capacità di accettazione di sé e di non giudizio.
I disturbi del comportamento alimentare: la cura attraverso la psicoterapia
“Che tu lo accetti o no, il tuo valore non dipende dal tuo aspetto fisico né dal tuo peso. Il tuo valore risiede in ciò che è invisibile agli occhi”.
Laura Volontieri
Non c’è patologia che gridi in maniera più forte il disagio psichico di quella alimentare. Poiché il cibo ci serve per vivere, e manipolare l’istinto della fame attraverso il discontrollo o l’ipercontrollo alimentare è in primis un attacco a se stessi e al proprio corpo che denuncia assenza di amore e stima nei confronti di se stessi.
La terapia dei disturbi alimentari è una terapia difficoltosa, in quanto la caratteristica principale di coloro che soffrono di questi disturbi è la tendenza a negarli. Non vi è motivazione alla cura: spesso infatti la terapia viene richiesta da un famigliare.
La presa in carico necessita di un’equipe multidisciplinare (clicca qui per approfondireDisturbi alimentari)che a seconda delle esigenze può contemplare la figura dello psichiatra e-o del nutrizionista.
Dal punto di vista psicologico il focus della terapia sarà quindi sui vissuti emotivi e relazionali, sulle credenze, e sulle cognizioni inerenti se stessi e il mondo relazionale (famigliare) in cui la persona è immersa perché è lì che sono da rintracciare le radici del disturbo, che poco ha a che fare solamente con un desiderio di magrezza dettato da canoni estetici.
Viene quindi considerato rilevante il punto di vista sistemico: il disturbo del comportamento alimentare si sviluppa in un ambiente relazionale che in qualche modo “collude” a livello emotivo (ad esempio attraverso l’incapacità di esprimere le emozioni- alessitimia – passato traumatico-trascuratezza) e cognitivo con i vissuti del paziente.
La psicoterapia dei disturbi del comportamento alimentare non avrà quindi mai come oggetto principale l’alimentazione e la condotta alimentare –di cui si occuperà il nutrizionista, ma ciò che muove a monte la condotta alimentare.
È oggetto di terapia anche il rapporto con il proprio corpo e quindi con i propri bisogni, che attraverso la psicoterapia , il paziente apprende ad ascoltare e soddisfare senza paura, e il rapporto con le proprie emozioni che il paziente apprende ad ascoltare, esprimere e far fluire.
Bisogni ed emozioni divengono così una preziosa bussola per autoregolarsi ed autoregolare anche il proprio comportamento alimentare.
Drssa Laura Volontieri – Psicologa Psicoterapeuta – Mindfulness Educator