“Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento”
Proverbio cinese

“Resilienza” : una parola attualmente di moda, sulla bocca e sulla pelle di molti: c’è chi se la tatua per infondersi quella capacità di affrontare le difficoltà quasi a volersi ricordare che gli ostacoli possono essere superati, grazie alla resilienza.
Ma cosa si intende con la parola resilienza?
Termine mutuato dalla fisica meccanica, dove indica la capacità dei metalli di assorbire gli urti senza spezzarsi, esprime, in psicologia, la capacità dell’individuo di fare fronte ad eventi negativi della vita, di superarli e uscirne migliorato .
La resilienza è una competenza dinamica, aperta a modifiche continue, a seconda della presenza nell’individuo in quel dato momento di vita di quei fattori che la favoriscono e soprattutto della sua capacità di utilizzarli in maniera efficace.
Gislon (2007) la definisce “uno stato dinamico multidimensionale”, non omogeneo, per cui un individuo può essere competente in certe dimensioni di funzionamento e non in altre.
Ad esempio un individuo può essere resiliente in ambito lavorativo e professionale, riuscendo a perseguire i propri obiettivi in maniera creativa nonostante le difficoltà , ma potrebbe non esserlo altrettanto in ambito sentimentale, scoprendosi vulnerabile di fronte alla fine di una relazionale.
Aree differenti di competenza e quindi differenti possibilità di resilienza sono dovute a specifici fattori individuali e relazionali che caratterizzano ciascuna persona e alla loro modalità di interazione.
Ma vediamo nello specifico quali sono i fattori che favoriscono la resilienza.
La resilienza: un equilibrio tra fattori protettivi e fattori di rischio
Ciò che permette ad una persona di essere resiliente è il prevalere dei cosiddetti “fattori protettivi” rispetto ai “fattori di rischio”.
I fattori protettivi e i fattori di rischio sono caratteristiche bio-psico-sociali della persona e in quanto tali sono soggetti a modifiche lungo il ciclo della vita.
I fattori protettivi sono fattori che a fronte di eventi negativi o traumatici permettono esiti positivi nei termini della riduzione dell’impatto degli eventi negativi, del favorire opportunità positive relazionali, lo sviluppo di capacità interne alla persona come ad esempio il problem solving, la creatività, la capacità di elaborare il dolore.
Nello specifico, i fattori protettivi biologici e psicologici includono: disposizioni individuali tra cui il temperamento, i tratti di personalità, come ad esempio l’estroversione, l’intelligenza emotiva, lo stile di coping – ovvero la modalità di affrontare gli eventi, uno stile attribuzionale interno, cioè un modo di interpretare ciò che accade che permette all’individuo di padroneggiare gli eventi della vita anziché subirli, il senso di autoefficacia, un approccio ottimistico alla vita, l’autostima.
I fattori protettivi sociali includono sia le caratteristiche del contesto relazionale famigliare, quali ad esempio relazioni affettive positive, stile educativo rispettoso dei bisogni; sia le caratteristiche del contesto extra famigliare, quali ad esempio la presenza di relazioni positive e supportive e la capacità di crearsi attivamente una rete sociale di supporto.
I fattori di rischio sono invece quelle caratteristiche costituzionali e ambientali dell’individuo che se non compensati dalla presenza di fattori protettivi potrebbero esporlo al rischio di esito negativo, a fronte di eventi avversi di vita, come ad esempio lo sviluppo di una psicopatologia.
Sono esempi di fattori di rischio la familiarità con la psicopatologia, un ambiente familiare anaffettivo, trascurante o inadeguato ad accompagnare e sostenere la crescita e l’emancipazione, l’assenza di relazioni amicali e supportive, l’introversione, scarsa autostima e senso di autoefficacia, assenza di obiettivi.
L’interazione tra queste variabili spiega perché le persone reagiscono in maniera differente ad uno stesso evento.
La capacità di chiedere aiuto è sinonimo di resilienza
Tra i fattori che favoriscono la resilienza vi è la capacità di potersi appoggiare ad una rete sociale di sostegno.
In quest’ottica anche la capacità di chiedere aiuto a fronte di difficoltà – e mi riferisco in particolare al sostegno psicologico e alla psicoterapia – è sinonimo di resilienza in quanto rappresenta la capacità di attivarsi per risolvere le proprie difficoltà e potersi dare la possibilità di tradurre la crisi in una preziosa opportunità di cambiamento.
La psicoterapia breve favorisce la resilienza
La psicoterapia breve focale (clicca qui per approfondire: psicoterapialegnano) permette al paziente di sviluppare rapidamente e attivamente modalità per fare fronte alle proprie difficoltà ponendo le basi per lo sviluppo della resilienza.
Il focus è nel qui ed ora, nel tempo presente, il tempo del potere. Il paziente viene guidato a delineare il problema e la soluzione-obiettivo che si propone di raggiungere attraverso il percorso terapeutico, e da subito viene messo nelle condizioni di agire come artefice del proprio destino.
In particolare la psicoterapia breve focale favorisce lo sviluppo della resilienza in quanto favorisce:
-lo sviluppo della capacità di accettazione e valorizzazione di ciò che si è e si ha come base di partenza per raggiungere qualsiasi obiettivo
-lo sviluppo dell’intelligenza emotiva quale capacità di vivere ed esprimere le proprie emozioni senza temerle
-lo sviluppo della flessibilità come caratteristica che permette un adattamento migliore al cambiamento e alla realtà.
“Il rigido e il duro appartengono alla morte. Sii come l’acqua e non ti spezzerai”
Lao Tzu filosofo e scrittore cinese, VI sec a.C.

– lo sviluppo della padronanza e del senso di autoefficacia
-la capacità di tollerare i limiti e la frustrazione
-lo sviluppo della pazienza e la consapevolezza della gradualità come modalità per raggiungere i propri obiettivi
-la strutturazione di un sistema di sicurezza
-il miglioramento dell’autostima .
Il passato viene rielaborato attraverso la narrazione in funzione del presente e degli obiettivi terapeutici, e arricchito di significati funzionali al proprio presente.
In questo senso quindi la resilienza può essere considerata un fattore terapeutico, in quanto è nello stesso tempo il mezzo – attraverso la richiesta di aiuto psicologico- e lo strumento del cambiamento – in quanto la terapia ne favorisce gradualmente lo sviluppo.
La resilienza si può allenare quotidianamente imparando ad accettare e valorizzare la propria realtà nel qui ed ora, a darsi degli obiettivi e ad agire con coraggio, impegno e creatività il cambiamento che si ha il potere di attuare.
“ L’ottimista è colui che vede il bicchiere mezzo pieno; il pessimista è colui che lo vede mezzo vuoto;il realista lo vede riempito a metà. Colui che è resiliente agisce trovando soluzioni per riempirlo. E questo agire lo migliora, permettendogli di migliorare le sue condizioni di vita”
Laura Volontieri